Anche il cervello ha un “sesso” e questo comporta le differenze comportamentali e mentali tra uomo e donna. Un problema può essere affrontato in modo sequenziale, oppure vedendolo nel suo insieme e quindi non necessariamente secondo una sequenza logica di fatti.
Sia il cervello maschile, che quello femminile hanno entrambe le modalità, però mentre la donna tende a valutare globalmente l’insieme per trovare una soluzione, l’uomo preferisce analizzare il problema per gradi facendo attenzione alla sequenza logica dei dati.
Cervello e linguaggio
Nel cervello maschile l’emisfero preposto al linguaggio è solo il sinistro, mentre nella donna sono coinvolti entrambi. Se l’emisfero sinistro dell’uomo subisce un danno, ne deriva un disturbo del linguaggio, cosa che nella donna può accadere di rado, dato che gli emisferi coinvolti sono entrambi.
L’evoluzione della specie ha fatto si che la donna, da sempre responsabile dell’educazione e dell’insegnamento del linguaggio ai piccoli avesse il supporto cerebrale di due emisferi, così da essere meno soggetta a balbuzie o dislessie, o altre disfunzioni del linguaggio di cui soffrono maggiormente gli uomini. Per lo stesso principio un ictus ha un effetto molto più devastante negli uomini rispetto alle donne.
Le abilità spaziali
Il maschio invece, sin dalla preistoria, ha sviluppato il senso dell’orientamento nello spazio, funzione di cui dispone in abbondanza ancora oggi. Allora era indispensabile per la caccia e per ritrovare la via di casa, cosa di cui le donne non hanno mai avuto bisogno, almeno sino ad ora. Mentre gli uomini utilizzano le loro abilità spaziali, le donne si servono della memoria per riconoscere i diversi punti di riferimento nello spazio.
Qui entra in gioco la selezione naturale, in quanto tra in nostri antenati vigeva una netta separazione dei ruoli: gli uomini si dedicavano alla caccia e spostandosi per lunghe distanze, avevano necessità di sviluppare il senso dell’orientamento, per ritrovare la strada di casa. Le donne raccoglievano cibo e si occupavano dei piccoli, non avevano quindi necessità di allontanarsi troppo dalla loro casa.
L’istinto di conservazione è più forte nelle donne
Il desiderio di occuparsi dei propri figli e di proteggerli dai pericoli e malattie ha radici molto lontane e profonde: nasce dall’istinto di conservazione e sopravvivenza di tutta la specie umana. E le donne rispetto agli uomini sentono maggiormente questo instinto ed è il motivo per cui sono più sensibili e preoccupate dei rischi ambientali e tecnologici che gravano sull’umanità, come il buco nell’ozono, il fumo passivo, i pesticidi.
Spiega il dottor Pancheri: oggi sempre più le nostre attività richiedono decisioni di tipo globale e diventa quindi sempre più importante la tendenza del cervello femminile a valutare l’insieme dei problemi, favorita anche da una componente affettiva-emotiva, infatti quando si mette in moto il meccanismo riproduttivo questa capacità globale di valutazione passa in secondo piano e molte decisioni vengono influenzata da quello che è l’interesse più importante, la sopravvivenza dei figli